Principi necessari per tacere
-È bene parlare solo quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio.
-Esiste un momento per tacere, così come esiste un momento per parlare.
-Nell’ordine, il momento di tacere deve venire sempre prima: solo quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà imparare a parlare rettamente.
-Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno di leggerezza e scarsa discrezione.
-Mai l’uomo è padrone di sé come quando tace: quando parla sembra, per così dire, effondersi e dissolversi nel discorso, così che sembra appartenere meno a se stesso che agli altri.
-Quando si deve dire una cosa importante, bisogna stare particolarmente attenti: è buona precauzione dirla prima a se stessi, e poi ancora ripetersela, per non doversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi.
-Quando si deve tenere un segreto non si tace mai troppo: in questi casi l’ultima cosa da temere è saper conservare il silenzio.
-Il riserbo necessario per saper mantenere il silenzio nelle situazioni consuete della vita, non è virtù minore dell’abilità e della cura richieste per parlare bene; e non si acquisisce maggior merito spiegando ciò che si fa piuttosto che tacendo ciò che si ignora. Talvolta il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo: è una lezione per gli impertinenti e una punizione per i colpevoli.
-Il silenzio può talvolta far le veci della saggezza per il povero di spirito, e della sapienza per l’ignorante.
-Si è naturalmente portati a pensare che chi parla poco non è un genio, e chi parla troppo, è uno stolto o un pazzo: allora è meglio lasciar credere di non essere genii di prim’ordine rimanendo spesso in silenzio, che passare per pazzi, travolti dalla voglia di parlare.
-È proprio dell’uomo coraggioso parlare poco e compiere grandi imprese; è proprio dell’uomo di buon senso parlare poco e dire sempre cose ragionevoli.
-Qualunque sia la disposizione che si può avere al silenzio, è bene essere sempre molto prudenti; desiderare fortemente di dire una cosa, è spesso motivo sufficiente per decidere di tacerla.
-Il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre: si può qualche volta tacere un pensiero, mai lo si deve camuffare. Vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, di essere discreti senza apparire tristi e taciturni, di non rivelare certe verità senza mascherarle con la menzogna
Si pensa comunemente che comunicare sia parlare bene, ma Comunicare è essenzialmente saper ascoltare. E’ l’ascolto, infatti, che permette di costruire relazioni di qualità. Contattare il silenzio, raggiungere la quiete, la calma, significa avvicinarsi alla propria essenza profonda e vera: è là che nasce la nostra capacità di comunicare con noi stessi e con il mondo. Talvolta si parla per abitudine, per sfuggire alla solitudine.Si chiacchiera per evitare il senso di vuoto, o perché si è erroneamente convinti che più si parla meglio è. In realtà, parlare molto non facilita, né migliora le relazioni e non significa comunicare. Saper ascoltare significa comprendere le esigenze di chi ci sta di fronte, rispettando i sentimenti e le opinioni altrui e considerando la realtà individuale di ciascuno.
Spesso non si ascolta, ma si finge soltanto, preparandosi in realtà a ciò che si dovrà dire quando l’altro avrà smesso di parlare. Impariamo ad ascoltare cercando punti di silenzio nelle parole dell’altro, perché solo quando la mente è in silenzio possiamo recepire senza distorsione ciò che ci viene detto. […]
“I pazzi hanno il cuore in bocca, mentre i saggi hanno la bocca nel cuore. Infatti i pazzi parlano e poi decidono, mentre i saggi decidono con la ragione e poi parlano con circospezione” (…)
Il primo grado della saggezza è saper tacere;
il secondo è saper parlare poco e moderarsi nel discorso;
il terzo è saper parlare molto, senza parlare né male né troppo”.
Dinouart propone una prospettiva nuova del silenzio, in un’ottica etica della parola e della scrittura.
Abate Dinouart